In Italia, come in altri paesi europei, la stagione delle riforme era già tramontata al momento in cui giunsero dalla Francia gli echi del sovvertimento che stava spazzando via l’antico regime per preparare le moderne forme della democrazia politica. Gli avvenimenti della Rivoluzione francese accesero speranze di rigenerazione generale: nei diversi stati italiani si formarono gruppi di giacobini che, condividendo le idee dei rivoluzionari di Parigi, progettavano di eliminare l’assolutismo per fondare stati democratici.
Nella primavera del 1796, la rivoluzione sopraggiunse con le armate del generale Napoleone Bonaparte, che in breve tempo travolsero piemontesi e austriaci e predisposero le condizioni per nuove forme di libertà politica: ne fu espressione la serie di repubbliche che si costituirono ispirandosi agli ideali rivoluzionari. Nel 1797 Napoleone firmò con gli austriaci il trattato di Campoformio, con il quale il Veneto venne ceduto all’Austria, mentre le province di Crema, Bergamo e Brescia, quelle lombarde a nord del Po e la Valtellina furono unite nella Repubblica Cisalpina; a essa furono annessi i territori della Repubblica Cispadana (ex legazioni pontificie di Bologna e Ferrara, e ducati di Parma e Reggio), creata nel 1796. In rapida successione, e grazie all’accordo tra giacobini italiani ed esercito napoleonico, si costituì la Repubblica Ligure, seguita dalla Repubblica Romana (1798) che sorse nei territori dello stato pontificio, dalla Repubblica Partenopea (1799) e dai governi repubblicani in Piemonte e in Toscana (1798-99).
Dopo una breve parentesi aperta dall’arrivo delle armate austro-russe, il ritorno in forze di Napoleone successivo alla vittoria nella battaglia di Marengo (1800) fece rinascere la Repubblica Cisalpina. Essa fu trasformata nel 1802 in Repubblica italiana con l’unione dei territori veneti, presieduta dallo stesso Napoleone e con la vicepresidenza di Francesco Melzi d’Eril. Napoleone, nel 1805, la proclamò regno (Regno d’Italia) facendosi incoronare dal papa. Il Granducato di Toscana, trasformato in Regno d’Etruria (1801-1807), fu quindi annesso alla Francia insieme con lo Stato della Chiesa, come già era accaduto al Piemonte, alla Liguria e al Ducato di Parma; nuovamente trasformato in ducato nel 1809 fu attribuito a Elisa Bonaparte, già principessa di Lucca, Massa e Carrara. Giuseppe Bonaparte, incoronato re di Napoli (1806), intraprese una serie di grandi riforme, tra cui l’eliminazione della feudalità, che furono completate dal successore Gioacchino Murat. Solo la Sardegna (dei Savoia) e la Sicilia (dei Borbone) rimasero al di fuori del dominio francese in virtù della protezione navale garantita dalla Gran Bretagna.
Le potenze europee – Gran Bretagna, Austria, Prussia, Russia – uscite vincitrici dal ventennio di guerre contro la Francia rivoluzionaria e napoleonica (vedi Guerre napoleoniche), ridisegnando la carta politica dell’Europa al congresso di Vienna (1814-15) stabilirono che in Italia venissero restaurati gli assetti prerivoluzionari: in base al principio della legittimità tornarono al potere i sovrani spodestati da Napoleone o i loro eredi. L’impero austriaco si installò nell’Italia centrosettentrionale riacquisendo la Lombardia, ottenendo il Veneto, imponendo sovrani legati alla corona asburgica in Toscana, a Parma e a Modena. Divenne definitiva la scomparsa delle antiche repubbliche di Genova e di Venezia: la prima fu annessa dal Regno di Sardegna, la seconda formò una provincia nel Regno asburgico del Lombardo-Veneto. Nel centro della penisola lo Stato Pontificio non subì mutamenti territoriali. A sud, nel Regno delle Due Sicilie, con capitali Napoli e Palermo, furono riportati al trono i sovrani della dinastia dei Borbone. Nel territorio italiano solo il Regno di Sardegna, comprendente il Piemonte, la Liguria, la Sardegna, la Savoia e Nizza, poteva svolgere una politica di relativa autonomia. "Italia," Origine : Emmanuel Buchot e Encarta.
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